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Un anno con Dante

Dante «nostro padre, il pensatore visionario che fondò l’Italia…È il poeta, il profeta, il fondatore, lo scrittore e il testimone originario dell’Italia nostra. È l’apice solitario in cui si incrocia il mondo classico; l’Imperium romano, il pensiero antico, la cristianità. In lui prende voce, anima e corpo la civiltà italiana come paradigma della civiltà universale. Dante è il ponte tra l’antichità e la posterità, ma anche tra l’umano e il divino, tra il sacro e la storia. Autentico pontifex, facitore di ponti, come si diceva nell’antica Roma e poi nella tradizione cattolica. Ma al tempo stesso è il precursore tradito, disatteso, inascoltato. Il maestro che non ebbe discepoli».(Marcello Veneziani)

«Dante non è soltanto il padre della lingua italiana. […] Dante è anche il padre dell’Italia. Un nome che ripete quasi ossessivamente, fin dal primo canto del suo poema. Dante non pensa a uno Stato italiano, che sarebbe nato solo 540 anni dopo la sua morte. Per lui il potere politico è l’Impero e il capo è l’imperatore; mentre il Papa deve essere un’autorità spirituale; come è diventato ora. Per Dante, l’Italia è un sogno. Un paradigma di cultura e di bellezza. Ma non è un’entità astratta; è carne, è sangue, è terra».(Cazzullo Aldo)

Dante morì in una notte in cui «andò a scoprire se quanto aveva immaginato in tutti quegli anni era vero». (Alessandro Barbero)